- Il progetto germoplasma
Genesi e scopo del progetto
Il progetto germoplasma è stato elaborato nel 2001 per la stabilizzazione di 8 LSU (Lavoratori Socialmente Utili) del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Per la stabilizzazione si è fatto riferimento all’affidamento diretto a cooperative e/o consorzi di cooperative ai sensi dell’art. 10, comma 3 del D. L. 468/97 e successive modifiche e integrazioni.
Il quadro di riferimento entro il quale si operato si riferisce agli incontri avuti tra Ente Parco, SCO, Ministero per l’Ambiente e Sindacati. I lavoratori interessati hanno seguito un corso sulla cooperazione e sul loro percorso di stabilizzazione di 20 ore.
I lavoratori che rientrano nel progetto sono stati assunti da una cooperativa locale, la coop. Arcella di Celle di Bulgheria (SA), con un rapporto lavorativo da dipendenti e un contratto a tempo parziale (30 ore/settimana).
– Ente promotore
E’ stato l’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che ha manifestato la volontà, attraverso le procedure previste dal D. Lgs. 468/97 e successive modifiche e integrazioni, di affidare i lavori e i servizi relativi al progetto alla cooperativa Arcella di Celle di Bulgheria, definendo apposita convenzione della durata di 60 mesi.
– Obiettivi del progetto
Il progetto partiva dalla constatazione della continua erosione del patrimonio genetico di piante ed animali allevati dall’uomo in seguito alle politiche di approccio nei confronti della natura le quali, specialmente negli ultimi tempi, sono state politiche distruttive e di rapina.
L’imposizione di modelli che tengono conto esclusivamente di parametri estetici e di riduzione dei costi, hanno comportato una notevole erosione di variabilità. La perdita di variabilità genetica è irreversibile in quanto la selezione che ha portato all’affermazione di specie e varietà è avvenuta nell’arco di migliaia o milioni di anni.
La perdita di variabilità incide in diverse direzioni.
- Impoverimento ecologico.
- Perdita di geni della resistenza alle avversità e della rusticità.
- Maggiori difficoltà nell’impiego di tecnologie eco-compatibili che sono di basso impatto ambientale proprio a causa della riduzione di resistenza e rusticità delle specie.
- Aspetti culturali. Le specie domesticate, sia animali che vegetali, hanno continuamente interagito con la storia dell’uomo. La loro conservazione equivale a conservare anche le testimonianze di vita e del lavoro avute nel corso delle trasformazioni dei sistemi di coltivazione e di allevamento. Recuperare e conservare antiche specie, varietà e razze significa valorizzare quanto fatto dall’uomo in termini di valori legati al cibo, alla sua produzione, trasformazione e fruizione.
- Perdita di emozioni. Il recupero di sapori ormai scomparsi a causa delle scelte produttive che tendono ad uniformare il gusto e all’offerta di pochi prodotti standardizzati è un’operazione altamente emozionale e coinvolgente.
Il recupero delle antiche varietà di fruttiferi aveva ed ha lo scopo di contrastare le tendenze in atto appena esaminate e centra in pieno alcuni obbiettivi tipici dei parchi. La salvaguardia della natura e dell’ambiente si sposava e si sposa, in questo caso, perfettamente con l’offerta di lavoro che ne deriva.
Il progetto è stato sviluppato in tre direzioni: conservativa, economico-produttiva, didattica nella consapevolezza che un parco museo non serve a nessuno. Serve invece riuscire a sperimentare e ad adottare dei modelli che tengano contemporaneamente conto della salvaguardia dell’ambiente e delle esigenze dei cittadini che nel parco ci vivono.
- Lavori previsti nel progetto nell’arco di 5 anni
- Realizzazione di 1 Campo di raccolta.
- Realizzazione di 2 Campi collezione.
- Realizzazione di 1 Vivaio.
- Realizzazione di 1 Manufatto da utilizzare come laboratorio.
- Attività varie, collaterali ai lavori previsti: attività didattica e di promozione.
- Tempi e modalità di esecuzione
Il progetto prevedeva l’impiego di 8 lavoratori a tempo parziale (30 ore/settimana) per un periodo di 5 anni, con inizi dal 01-01-2002 e scadenza al 31.12.2006. La cooperativa Arcella doveva essere supportata dall’azione del consorzio di riferimento, che in questo caso, era il CNS (Consorzio nazionale Servizi) che fa riferimento alla Lega delle Cooperative. L’inserimento nel consorzio, in qualità di associato, ha consentito alla cooperativa di avere un punto di riferimento saldo per tutti i problemi che man mano si sono succeduti durante lo svolgimento del progetto.
- Cosa è stato fatto
- Presupposti per la realizzazione del progetto
Il progetto in apparenza era molto semplice, in realtà era molto complesso in quanto prevedeva il raccordo funzionale tra diverse variabili mai messe in relazione tra di loro nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Inoltre, prevedeva una serie di presupposti non sempre facili da rinvenire o agevoli da realizzare e che sono di seguito elencati.
Materiale genetico. Il primo presupposto era una conoscenza molto approfondita di quanto il Parco era in grado di offrire in termini di variabilità genetica. Su questo versante non ci sono stati problemi perchè le notizie su quanto esisteva (almeno in larga parte), su dove esisteva e su come reperirlo sono state fornite da uno dei consulenti di cui il progetto si è avvalso, il dr. Nicola Di Novella. Questo, infatti, si è adoperato per stabilire i contatti tra la cooperativa che doveva realizzare il progetto e i contadini-custodi che dovevano fornire il materiale genetico, ossia le marze da innestare. Inoltre, lo stesso ha messo a disposizione materiale proveniente da un suo campo di propagazione e raccolto nell’arco di molti anni.
Disponibilità dei terreni sui quali gli impianti dovevano essere realizzati. Il progetto prevedeva che ci fossero due luoghi distinti e lontani tra di loro per salvaguardare i singoli impianti da eventuali patologie infettive.
I luoghi fisici individuati erano il Comune di Laurito che avrebbe messo a disposizione un adeguato numero di ettari di terreno e la Certosa di Padula. Nonostante i numerosi tentativi di accelerare gli iter burocratici per entrare in possesso di tali terreni, l’obiettivo non è stato raggiunto. Per fortuna, seppur complesso, il progetto conteneva in sé una grande flessibilità che ha permesso di far fronte egregiamente e senza ritardi agli inconvenienti su accennati.
Infatti, la cooperativa si è preoccupata di reperire altri terreni sui quali realizzare quanto il progetto prevedeva, terreni che ovviamente, prima di essere utilizzati, sono stati preventivamente visitati per vedere se avevano le condizioni minime per soddisfare le esigenze venutesi a creare. In particolare, è stato trovato un terreno di circa 5.000 mq, in agro di Celle di Bulgheria, dove sono state avviate tutte le operazioni preliminari che il progetto richiedeva e che sono le seguenti: potatura e invasamento dei portainnesti, innesto e cura degli innesti, cure colturali delle piante innestate. Le piante sono state invasate e non poste subito a dimora definitiva perché i terreni di Celle di Bulgheria erano una soluzione transitoria.
Da qui le piante, quando si fossero realizzate le condizioni previste, avrebbero dovuto essere spostate e messe a dimora definitiva nei luoghi ad esse destinati. Questa operazione, se transitoria e di breve durata, non avrebbe compromesso in alcun modo il risultato tecnico e finale del lavoro. In particolare, essa sarebbe stata percorribile, senza alcun danno alle piante, sino a tutto il 2003, termine ultimo che la cooperativa si era dato per arrivare in possesso dei terreni di Laurito o di altro luogo e della Certosa di Padula.
Purtroppo ci sono stati dei ritardi e la cooperativa Arcella ha potuto entrate in possesso dei terreni sui quali realizzare il progetto, messi a disposizione da parte dell’Ente Parco, solo nella primavera del 2005. Questo fatto ha comportato degli inconvenienti che si ritiene di superare, almeno in gran parte. La situazione attuale rispetto a questo è che i terreni potranno essere pienamente utilizzati per lo scopo solo a partire dall’autunno del 2005 quando potrà essere effettuata la mess a a dimora definitiva delle piante.
E’ andato un po’ meglio il discorso con la Certosa di Padula. Infatti, Per la realizzazione di un frutteto storico nella Certosa di S. Lorenzo a Padula, nel Vallo di Diano, in seguito ad accordi con la Soprintendenza ai Beni Culturali Architettonici e Ambientali di Salerno e Avellino, sono state concluse le operazioni per la scelta e la preparazione del terreno al fine del posizionamento di piante di varietà tradizionali recuperate con il progetto germoplasma. E’ stato messo a dimora un nucleo iniziale delle seguenti specie:
- Melo: 100 piante
- Pero: 100 piante
- Susino: 100 piante
Reperimento dei portainnesti. Per il reperimento dei portainnesti, derivanti da seme e dal selvatico, si è fatto ricorso alle consulenze dei dr Alessandro Augello e Paolo Belloni. Sono stati contattati diversi vivai i quali hanno fornito materiale certificato.
Conoscenze di tipo professionale. Per poter iniziare i lavori previsti occorrevano conoscenze ed esperienze professionali specialistiche. I lavoratori impiegati non avevano alcun tipo di esperienza di lavoro in vivaio. Per le operazioni di potatura dei portainnesti, di invasatura e di innesto la cooperativa si è rivolta a manodopera specializzata esterna, mentre, per le operazioni colturali, sono state seguite le indicazioni del dr. Augello, oltre che quelle del dr. Di Novella e degli innestatori. I lavoratori hanno seguito un corso di formazione su queste tematiche.
Supporto specialistico alla attività della cooperativa. La realizzazione del progetto, vista la complessità della materia, doveva per forza ricorrere a consulenze specialistiche, tra l’altro difficilmente reperibili sul mercato. Le figure professionali previste sono tre: un esperto naturalista con conoscenze sul germoplasma esistente nel Parco, un esperto di comunicazione del settore pomologico e un esperto di attività economiche, nominato come coordinatore del progetto, direttamente da SCO. Queste tre figure professionali, già menzionate, hanno operato in stretto coordinamento tra di loro e la cooperativa Arcella. La tendenza generale è stata quella di fare riunioni congiunte tra gli esperti e la cooperativa; tuttavia, per alcune questioni legate a competenze particolari, talora il raccordo con la cooperativa Arcella è avvenuto a livello di singolo consulente.
- Elenco di quanto realizzato
Il progetto, per quel che riguarda la cooperativa Arcella, è stato svolto secondo quanto previsto. In particolare sono state realizzate le seguenti attività:
- Raccolta e innesto su portainnesti derivati da seme e da selvatico delle varietà rinvenute.
- Moltiplicazione mediante innesto delle varietà recuperate.
- Impianto delle piante madri in un vivaio di alcune varietà che si intende commercializzare. Per questo, e in particolare per ottenere le necessarie autorizzazioni e certificazioni del materiale prodotto, è stato portato a termine tutto il complicato iter burocratico con l’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura della Provincia di Salerno.
- Attività didattica e di altro genere con varie scuole.
- Organizzazione di mostre pomologiche locali e nazionali.
- Partecipazione a mostre pomologiche internazionali e a fiere di natura diversa.
- Organizzazione di convegni sul tema.
- Come si è operato. La filosofia di approccio al lavoro
Il taglio con il quale il lavoro è stato impostato ed eseguito ha tenuto conto del punto di vista dei tre principali protagonisti del progetto: Ente Parco, lavoratori stabilizzati, impresa che attua la stabilizzazione.
- Il punto di vista dell’Ente Parco. Il progetto prevedeva la stabilizzazione di 8 LSU in carico all’Ente Parco. In sé non si trattava di un gran numero di lavoratori, ma la cooperativa e i consulenti della stessa sono stati sempre coscienti della qualità del progetto. Il Parco era interessato al discorso naturalistico ed alla salvaguardia di ciò che naturalisticamente è importante. Ma L’Ente Parco era ugualmente interessato all’aspetto occupazionale, in particolare a quel tipo di occupazione derivante dalla valorizzazione degli aspetti naturalistici e che poteva trovare espressione compiuta proprio nel presente progetto.
In relazione a questo dato di fatto è stata posta molta attenzione alla “visibilità” del progetto e alla “amplificazione”, inevitabilmente ambivalente, dei suoi risultati: gran risalto, sia in senso positivo che negativo. Pertanto, da parte della cooperativa e dei consulenti è stata posta molta attenzione nel rapportarsi in modo corretto con le citate necessità dell’Ente Parco.
- Il punto di vista dei lavoratori stabilizzati. I lavoratori erano e sono interessati a diversi aspetti del lavoro che sono i seguenti. Qualità del lavoro vista nelle sue molteplici sfaccettature. Per quanto riguarda i carichi non c’è stata distinzione uomo-donna, ma i lavoratori sono stati trattati tutti allo stesso modo non eccedendo mai rispetto ad una attività “normale”; il rapporto con il datore di lavoro e all’interno dei lavoratori è risultato buono e il tutto è sfociato nella costituzione di un “gruppo”, elemento molto importante per dar valore a ciò che si faceva. Va sottolineato però, che negli ultimi tempi, si è manifestato un comportamento scorretto da parte di un lavoratore sia nei confronti del datore di lavoro che nei confronti dei propri compagni; per l’aspetto lavoro/oggetto del lavoro la risposta sorprendente si è avuta soprattutto da parte delle donne. Gli uomini, per non essere da meno delle donne, le hanno seguite innescando una sorta di competizione positiva. Il risultato è stato che, vedendo e controllando in prima persona il risultato del proprio lavoro, i lavoratori hanno instaurato con il lavoro che fanno un rapporto, oltre che positivo, anche produttivo. Acquisizione di una professionalità. Negli anni trascorsi insieme i lavoratori hanno acquisito dimestichezza con alcuni aspetti tipici del lavoro in vivaio che hanno imparato a fare molto bene. Molti altri aspetti li impareranno con il prosieguo del lavoro; sicchè, anche se con il tempo, alla fine del progetto ci sarà l’acquisizione di una professionalità molto specifica. Numero di ore settimanali. I lavoratori sono stati stabilizzati a 30 ore settimanali.
- Il punto di vista dell’impresa che attua la stabilizzazione. La cooperativa che sta attuando il progetto mirava al raggiungimento dei seguenti obiettivi. Dimostrare di avere la capacità di realizzare il progetto al meglio e di possedere quindi l’organizzazione aziendale per proporsi come soggetto realizzatore di progetti economicamente anche più rilevanti. Raggiungimento di un risultato economico positivo anno per anno e per tutta la durata dei 5 anni del progetto. Instaurare con l’Ente Parco e con tutti gli enti con i quali aveva a che fare per la realizzazione del progetto rapporti corretti e di fiducia cercando di non creare mai problemi e di trovare la soluzione più giusta per sé e per i partner economici nelle situazioni di difficoltà. Mettere in atto iniziative collaterali al progetto in grado di migliorare il bilancio annuale della cooperativa durante il progetto, ma soprattutto capaci di permettere alla stessa, alla fine del progetto, di stare sul mercato indipendentemente dagli apporti dell’Ente Parco realizzando in pieno, così, anche gli obiettivi di quest’ultimo che, come si diceva prima, sono quelli di salvaguardare e valorizzare gli aspetti naturalistici del territorio, ma anche di offrire occasioni per creare occupazione stabile collegata ad essi.
Tutti gli incontri avuti tra la cooperativa e i consulenti del progetto, inevitabilmente, hanno toccato questo punto perché è chiaro a tutti che l’operazione di recupero del germoplasma è altamente meritoria, ma se poi non c’è qualcuno in grado di farla durare nel tempo, non solo si rischia di vanificare tutto il lavoro fatto, ma si rischia anche di ottenere effetti controproducenti. Partendo da questo assunto, sono state elaborate numerose idee alcune delle quali stanno per essere applicate in progetti operativi, in qualche modo legati al progetto in svolgimento, in realtà legati alle capacità imprenditoriali della cooperativa Arcella. La formulazione di tali progetti e la loro messa in pratica saranno il terreno sul quale si fonderà la capacità della cooperativa di stare sul mercato e di assicurare lavoro per i propri soci e quindi anche per gli 8 lavoratori legati al presente progetto.
- Luoghi fisici dove è possibile verificare il lavoro svolto
I risultati del lavoro possono essere visionati nei seguenti luoghi:
- Celle di Bulgheria dove si trova il campo raccolta e le piante madri per il vivaio;
- Certosa di Padula dove è stato impiantato un primo nucleo di 300 piante. Occorre però dire che qui molte piante sono state estirpate e portate via da ignoti;
- Vallo della Lucania dove si trovano i terreni messi a disposizione dall’Ente Parco e dove questo autunno sarà realizzato il campo raccolta, il campo collezione, un altro vivaio e le strutture edilizie previste in progetto. A quest’ultimo proposito, in una discussione tra i tecnici che seguono il progetto e il Presidente della cooperativa Arcella, è stata decisa la tipologia dell’impianto da destinare a laboratorio anche in assenza del terreno sul quale realizzarlo. Si è optato per una costruzione polifunzionale in legno.
Il legno per essere in linea con il l’ambiente, per i tempi di realizzazione brevi e i costi certi. Una struttura polifunzionale nel senso che verrà costruito un locale unico, il più grande possibile, compatibilmente con la somma a disposizione. In questo verranno ricavati i servizi e un piccolo ufficio. Il resto della struttura sarà adattato alle varie esigenze mediante l’utilizzo di pannelli mobili.
- Il germoplasma recuperato
Il numero e il nome delle varietà raccolte, per ogni specie, ad eccezione di Fico e Uva ancora da classificare, sino agli inizi del 2004, sono stati i seguenti:
MELO: n° 53
PERO: n° 50
CILIEGIO: n° 14
ALBICOCCA: n° 3
PESCA: n° 2
PRUGNE: n° 6
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- Problemi verificatisi durante lo svolgimento del progetto
- Il problema più grosso che la cooperativa ha dovuto affrontare durante lo svolgimento del progetto è quello relativo alla mancata disponibilità, da subito, dei terreni sui quali realizzare il progetto, problema al quale si è già accennato in precedenza.
- Un secondo aspetto va riferito al ritardo nei pagamenti, ormai cronico, il quale si traduce in non pochi problemi di carattere finanziario.
- Risultati economici sinora raggiunti
La cooperativa Arcella ha svolto il suo compito in maniera diligente. I pagamenti degli operai sono stati effettuati sempre con puntualità, anche ricorrendo a prestiti bancari o ad anticipazioni di fatture presso il consorzio CNS per far fronte agli impegni. Sono stati sempre pagati in maniera regolare i contributi e si è sempre fatta molta attenzione agli aspetti della sicurezza del lavoro.
Quanto era previsto nel progetto, per la parte che compete alla cooperativa, è stata svolto rispettando tempi e modalità di svolgimento previsti.
I rapporti con i fornitori ed i clienti sono sempre stati cordiali e improntati alla correttezza.
Le relazioni stabilite con l’Ente Parco e con le altre istituzioni sono stati sempre buone.
Questi fatti hanno consentito una gestione agevole e corretta della società che, in questi anni, ha avuto così modo di posizionarsi sul mercato in maniera abbastanza soddisfacente.
- La comunicazione di quanto realizzato
La comunicazione del lavoro svolto è stata basata su due punti ugualmente importanti.
- Il primo aveva ed ha il fine di sensibilizzare istituzioni e cittadini sulla importanza della operazione che si stava e si sta realizzando, ossia sul recupero del materiale genetico presente nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
- Il secondo aveva ed ha un fine prettamente economico ed era ed è quello di far conoscere l’iniziativa per poter trovare un mercato sia delle piante innestate sia della frutta prodotta. Un tale tipo di mercato non può che essere un mercato di qualità che però ha bisogno di essere costruito operando opportune campagne pubblicitarie. In tal senso la cooperativa si è avvalsa in modo particolare della collaborazione del dr Belloni.
La linea seguita nella comunicazione di quanto realizzato si può riassumere in uno slogan: far parlare i fatti. In questo era implicito l’atteggiamento di comunicare ciò che era stato realizzato e non ciò che si aveva intenzione di realizzare; questo sia perché annunciare ciò che si aveva intenzione di fare era più un programma di tipo politico anziché economico sia perché rivelare ciò che si voleva fare avrebbe potuto indurre qualche soggetto economico a bruciare le tappe ed a realizzarlo prima, vanificando così sforzi di ideazione ed anche economici.
Ad ogni modo, la comunicazione di quanto si stava e si sta facendo è avvenuta e avviene con i seguenti mezzi:
- comunicati stampa
- articoli su giornali e riviste specializzate (In più occasioni il mensile Gardenia – Giorgio Mondadori Editore, ha comunicato le iniziative promosse dal Parco del Cilento – Vallo di Diano)
- interviste televisive
- partecipazione a convegni
- attività didattica nelle scuole
- piccole pubblicazioni a corredo di manifestazioni varie
- partecipazioni a fiere varie
- organizzazione e partecipazione a mostre pomologiche sia di livello locale che di livello nazionale e internazionale.
In particolare, si riportano le manifestazioni più significative che la cooperativa Arcella ha organizzato o alle quali ha partecipato:
- Anno 2002: Prima mostra pomologica “i frutti ritrovati”, organizzata a Vallo della Lucania.
- Anno 2003:
- Mostra pomologica “i frutti ritrovati” II Edizione, Vallo della Lucania (SA) 23-26 ottobre. La manifestazione, organizzata dalla Cooperativa Arcella, mirava a coinvolgere i residenti dell’area parco, mostrando loro la ricchezza e l’abbondanza del patrimonio di varietà frutticole e ortive locali sopravvissute ed invitandoli a partecipare direttamente all’iniziativa segnalando le varietà da loro conosciute e non esposte nella pomologica; a coinvolgere il mondo della scuola, tramite una sinergia con il Provveditorato agli Studi della Provincia di Salerno (hanno visitato la mostra oltre ottocento ragazzi, accompagnati dai loro insegnanti).
- Partecipazione alla manifestazione pomologica “Eurocroq’ pommes 2003” 15-16 novembre a Troyes, in Francia. Alla manifestazione, organizzata dai Croqueurs de Pommes, organizzazione francese che raccoglie 6.000 soci, hanno aderito, oltre agli italiani, anche espositori della Germania, del Belgio e della Svizzera. Grande stupore ha destato la ricchezza dell’agrobiodiversità cilentana, con decine e decine di varietà di pere e mele esposte. Un particolare apprezzamento, per il sapore gradito a tutto il pubblico europeo, è stato riservato alla piccola “limongella”, che ha riscosso un consenso unanime.
Il risultato più concreto della partecipazione alla pomologica di Troyes è stato l’invito da parte “dell’Association pomologique de Haute Normandie” di partecipare a Europomm 2004 a Rouen, il 15-17 ottobre 2004 e quello alla pomologica di Bilzen (tra Maastricht e Liegi) il 9-10 ottobre 2004.
- Anno 2004:
- Mostra pomologica “i frutti ritrovati” III Edizione, Vallo della Lucania (SA), 1-3-ottobre. La decisione da parte della cooperativa Arcella di accettare di occuparsi dell’organizzazione della Fiera dell’Agricoltura di Vallo della Lucania, ha portato un indubbio vantaggio alla visibilità del progetto.
Il nuovo contesto, che assicura da solo alcune migliaia di visitatori interessati e competenti, è stato più adatto a sensibilizzare il vasto pubblico.
Qui sono stati esposti, oltre ai frutti tradizionali, anche i loro antenati selvatici come il melastro e il perastro. È stato così possibile spiegare agli studenti il lungo processo di domesticazione delle piante. A fianco della pomologica è stata allestita una ricca sezione dedicata alle erbe officinali spontanee presenti nell’area parco.
- Partecipazione alla manifestazione pomologica internazionale “Europommes ‘04” – Rouen (Francia) 16-17 ottobre, alla quale hanno aderito, oltre agli italiani, anche espositori della Germania, del Belgio, della Svizzera e della Spagna, nonché la prestigiosa Royal Horticulter Society inglese. La manifestazione, oltre ad essere una grande occasione di confronto e scambio di conoscenze con personaggi autorevoli del mondo della frutticoltura europea, ha permesso di prendere contatti con le altre associazioni internazionali in vista di una eventuale futura manifestazione internazionale che il Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano, potrebbe organizzare nella Certosa di Padula.
- L’investimento di tempo e di lavoro nell’allestire le mostre pomologiche in questi ultimi tre anni ha permesso di acquisire una esperienza specifica nel settore, tale che la Cooperativa Arcella è stata invitata a presentare i frutti della Regione Campania, e più in specifico del Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano, nel corso dell’importante manifestazione “Più frutta, più verdura: melemangio” che si svolgerà a fine ottobre 2005 nella prestigiosa sede del Castello Sforzesco di Milano.
La manifestazione lombarda, organizzata da Pomona onlus per Milano Ristorazione, la società che fornisce ottantamila pasti al giorno per la ristorazione scolastica, in collaborazione con il Comune di Milano, la Regione Lombardia, la Camera di Commercio di Milano ed altri sponsor, si prefigge di stimolare il consumo di frutta e ortaggi nell’alimentazione degli studenti dalle Materne alla scuola dell’obbligo.
- Conclusioni
La valutazione che si dà su quanto realizzato è globalmente positiva, specialmente se si tiene conto delle difficoltà iniziali, non legate alle capacità operative della cooperativa che attua il progetto. Il fatto più importante, comunque, è aver iniziato a raccogliere e classificare il materiale genetico esistente nel Parco dando così attuazione piena al progetto.
L’altro fatto molto importante è aver concluso l’iter burocratico relativo al vivaio e che permetterà la vendita delle piante di varietà di frutta recuperate.
Le principali difficoltà incontrate nell’avvio del progetto sono in relazione, invece, come già detto, alla mancata disponibilità, da subito, dei terreni destinati agli impianti. Questo fatto ha inciso negativamente (ha comportato un ritardo) sulla realizzazione del manufatto da destinare a laboratorio, sulla realizzazione della recinzione e della viabilità interna nell’ambito dei terreni sui realizzare il progetto; infine, ha inciso sull’assetto generale degli impianti che, in tal modo, non hanno potuto svolgere appieno la funzione per i quali sono stati concepiti. In particolare, non è stato possibile iniziare il discorso sulla storia ed evoluzione delle specie arboree tradizionali. Però, le azioni negative determinate dai ritardi sono state compensate da attività di altro genere, ugualmente importanti e che sono da ascrivere, principalmente, ad attività didattiche avvenute con le scuole, alla organizzazione delle mostre pomologiche organizzate nel parco del Cilento e Vallo di Diano, alla partecipazione a mostre pomologiche nazionali e internazionali.