Il progetto prevede interventi di forestazione in ambito perifluviale del fiume Po, nella Riserva Naturale della Confluenza della Dora Baltea (ZSC IT1110019 Baraccone (confluenza Po-Dora Baltea) e nell’area contigua della fascia del Po – tratto torinese, su una superficie complessiva di54,27 ha.
Gli interventi previsti sono impostati sulle seguenti basi:
- coerenza con i complessi vegetazionali di cui alla vegetazione naturale potenziale della zona in cui si calano gli interventi stessi;
- differenziazione della scelta di specie e schemi d’impianto in funzione delle caratteristiche stazioni dei vari siti di intervento, con particolare attenzione agli aspetti pedologici.
Di fatto, il progetto prevede la realizzazione di due tipi progettuali, differenti sia per riferimento vegetazionale che strutturale, e cioè:
- la Tipologia n.1, caratterizzato da celle costituite da cluster di estensione limitata, con maggiori distanze tra gli stessi, distanze d’impianto tra 0,5 e 2 m (elevata densità d’impianto nei cluster) ed i cui modelli vegetazionali di riferimento sono il saliceto arbustivo ed il saliceto ripariale, prevalentemente localizzato sui suoli di greto (con o senza idromorfia) e su quelli dei terrazzialluvionali recenti;
- la Tipologia n.2, caratterizzato da celle costituite da cluster di maggior dimensioni, con distanze minori tra gli stessi, distanze d’impianto tra 1 e 3 m (medio – elevata densità d’impianto nei cluster) ed i cui modelli di riferimento sono il querco – carpineto nella sua tipica facies e/o in quella golenale, localizzate sui suoli delle alluvioni meno recenti, più profondi rispetto a quelli di cui al precedente punto.
Le aree di intervento sono attualmente caratterizzate da soprassuoli definiti da una certa eterogeneità, tale per cui di volta in volta prevalgono, nelle aree piantabili, incolti erbacei più o meno dominati da infestanti alloctone (in primis Fallopia japonica), incolti arbustivi a predominanza di Amorpha fruticosa (talora quasi in purezza), boscaglie d’invasione di robinia che talora sono già strutturate a ceduo.
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In totale, si prevede la messa a dimora di 71.579 piante, di cui 49.775 alberi e 21.804 arbusti, per una densità d’impianto totale pari a 1.576 piante/ha; vengono pertanto ad essere rispettati i requisiti di cui al Piano di forestazione urbana ed extraurbana di almeno 1.000 piante/ha di cui non oltre il 30% di specie arbustive.
La scelta di dimensionare l’imboschimento su un a densità d’impianto superiore a 1.000 piante/ha poggia su un obbiettivo di compensazione delle possibili fallanze con una maggiore densità d’impianto, pervenendo in tal modo al raggiungimento della densità richiesta, unitamente alle cure colturali, a 5 anni dall’intervento.
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Si ritiene che l’impianto ad attecchimento avvenuto, sarà compatibile con la definizione di bosco data dalla normativa vigente. Il disegno di impianto, le specie utilizzate e la manutenzione percinque anni dalla messa a dimora delle piante potranno consentire la costituzione di cenosi boschive, fisionomicamente e strutturalmente assimilabili a quelle della vegetazione naturale potenziale della zona d’intervento, in grado di evolvere successivamente in modo naturale senza apporti di input dall’esterno.
L’evoluzione dell’impianto seguirà le fasi di accrescimento dei vari gruppi di specie con sviluppo e capacità di copertura rapida. Nel tempo di circa 10-15 anni la copertura fornita da queste specie colonizzatrici colmerà lo spazio occupato dai filari più esterni. Una volta terminata la fase di manutenzione che, in relazione ai ripetuti sfalci del cotico erboso nelle interfile/radure/corridoi, riduce la competizione con le specie di impianto, si prevede anche una buona capacità di diffusione delle diverse specie per disseminazione man mano che queste raggiungeranno la fase di maturità riproduttiva.
Per almeno un ventennio prevarranno le specie colonizzatrici a rapido accrescimento, dopo di che ci si attende che gradualmente siano le specie tipiche dello stadio climacico a prendere il sopravvento e a caratterizzare l’impianto, conferendo allo stesso la biodiversità caratteristica degli habitat forestali di questo tipo. Al termine di un periodo di 15- 20 anni sarà comunque possibile programmare un intervento di diradamento, finalizzato a diminuire il peso delle specie a più rapido accrescimento (pioppi e salici) e delle specie considerabili come accessorie rispetto alla tipologia forestale di riferimento (es. ciliegio e frassino); potranno essere anche eliminati alcuni degli esemplari delle specie principali che risultino mal conformati o interessati da patologie. Il diradamento potrà interessare una percentuale compresa tra il 30 e il 50% del numero totale di piante presenti, mantenendo comunque alcuni rappresentanti di ognuna delle specie impiantate, e non dovrà seguire schemi geometrici ma anzi dovrà consentire di incrementare il livello di naturalità della formazione.